A Roma, ciclicamente, ci troviamo di fronte a un’emergenza rifiuti. I problemi maggiori sono legati al trattamento dei rifiuti indifferenziati, in esubero rispetto alle capacità degli impianti, e che non accennano a diminuire visto che contestualmente non si riesce a determinare una crescita reale e sostanziale della raccolta differenziata.
I rifiuti indifferenziati vengono trattati nei 4 TMB della capitale (ora 3 a causa dell’incendio di via Salaria) e smaltiti nei termovalorizzatori e nelle discariche in giro per l’Italia. Ma il sistema impiantistico che serve Roma Capitale presenta fragilità, rigidità e precarietà che danno luogo a frequenti interruzioni di servizio e lasciano incombenti minacce di crisi nel ciclo di trattamento e smaltimento. Il sistema è fragile, poiché si lavora sempre al limite delle capacità degli impianti, cosicché, alla rottura o alla momentanea indisponibilità anche di una sola linea di TMB (per esempio dopo l’incendio al TMB Salario), o stante l’impossibilità di avviare a termo trattamento per circostanze extraterritoriali (fermo impianti di incenerimento, di recupero o di smaltimento di altre regioni utilizzati dagli operatori della Capitale), il ciclo dei rifiuti di Roma può arrivare al collasso.
L’impossibilità di utilizzare le poche linee di trattamento e recupero disponibili, o di gestire in tranquillità gli accessi agli smaltimenti, hanno come immediata conseguenza l’impossibilità di svolgere ordinatamente i servizi di rimozione e raccolta dei rifiuti urbani dalle aree pubbliche. In poche parole, le problematiche che sorgono ciclicamente legate al trattamento e allo smaltimento dei rifiuti indifferenziati determinano il fatto che nessuno raccoglie la mondezza per strada perché, tecnicamente, non c’è posto per trattarla o non si sa dove smaltirla.
I RIFIUTI INDIFFERENZIATI
Per comprendere appieno la crisi dei rifiuti a Roma, bisogna seguire soprattutto la filiera e la gestione dei RUR (rifiuti urbani residui), ossia dei rifiuti indifferenziati: Roma nel 2017 ha prodotto 1.688.000 tonnellate di rifiuti, con una raccolta differenziata pari a circa il 44.3%, quindi con un indifferenziato prodotto di circa 939.000 tonnellate.
Prima di essere portati in discarica o termovalorizzati, i rifiuti indifferenziati devono passare obbligatoriamente attraverso il processo di lavorazione degli impianti di trattamento meccanico biologico (TMB).
Entrata nei TMB:
A Roma prima dell’incendio di via Salaria, esistevano 4 impianti di TMB:
TMB di Rocca Cencia e quello di via salaria di proprietà dell’AMA con una capacità massima totale di 468.000 tonnellate anno;
TMB di Malagrotta, denominati Malagrotta 1 e Malagrotta 2 di proprietà della E.Giovi srl con una capacità massima totale di 467.000 tonnellate anno.
I 4 impianti hanno una capacità massima autorizzata pari a 935.000 tonnellate anno, di poco inferiore alla quantità di rifiuti indifferenziati prodotti nel 2017 presso la città di Roma (939.000 t/a).
Tuttavia, la capacità massima di un impianto di trattamento meccanico biologico, difficilmente corrisponde alla quantità effettivamente trattata, tanto è vero che durante il 2017, presso i 4 impianti di Roma sono state trattate appena 748 mila tonnellate, pari a circa il 79% del totale prodotto in città. Quindi, nel 2017, il 21% dei rifiuti indifferenziati prodotti a Roma sono stati trattati presso impianti ubicati fuori la Capitale, in altre città della Regione o in altre Regioni o addirittura all’estero.
Avere una quantità di indifferenziato prodotto così grande, e impegnare impianti TMB al di fuori della città crea molti problemi (aumentati dopo l’incendio del TMB di via salaria, la cui inutilizzabilità ha abbassato ulteriormente la capacità massima di trattamento, con la conseguente ricerca di nuovi impianti TMB in giro per il Lazio, e non solo) poiché la destinazione dei rifiuti è soggetta a troppe variabili (manutenzione, rottura o blocco degli impianti, problemi di trasporto e di siti di trasferenza) che rendono il sistema molto precario e soggetto a crisi cicliche, che hanno come diretta conseguenza che la mondezza per strada.
Questo problema si affronta attraverso una politica di riduzione dei rifiuti e soprattutto aumentando sensibilmente la raccolta differenziata diminuendo conseguentemente l’indifferenziata.
Uscita dai TMB:
Un altro problema (forse quello più grave) riguarda sempre l’indifferenziato, ma questa volta attiene quello che esce dagli impianti TMB, ossia i rifiuti speciali (scarti e frazione organica stabilizzata, che devono essere conferiti in discarica, e combustibile da rifiuti, che deve essere termovalorizzato). Questo materiale viene ogni giorno allontanato dalla città di Roma. Non disponendo di una discarica di servizio, negli ultimi tre anni tutti i residui di lavorazione degli impianti Ama destinati allo smaltimento o comunque alla discarica sono stati inviati fuori regione (Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo e Molise).
Del materiale che deve essere bruciato dopo l’uscita dal Tmb, circa i tre quarti sono stati termovalorizzati nell’impianto di San Vittore, mentre il rimanente è stato inviato in Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Molise, Puglia ed Emilia-Romagna.
Le capitali europee garantiscono, mediamente, nel perimetro della città metropolitana, tutto il ciclo integrato dei rifiuti, ovvero accoglimento, trattamento e smaltimento, al 98 per cento. La città di Roma, invece, è soltanto al 36 per cento. Quindi, quando uno di questi impianti non è disponibile per i motivi più disparati (manutenzione, rotture, blocco strade, incendi ecc ecc) i rifiuti trattati restano nei capannoni dei 4 TMB, e, non avendo Roma una discarica dove smaltirli, i rifiuti restano nei TMB, ridotti a siti di stoccaggio, e si accumulano fino a esaurire la capacità dei capannoni. Quindi, nient’altro può essere trattato e smaltito, e la mondezza resta per strada.
Quali soluzioni: 1) individuare una discarica di servizio residuale per solo materiale trattato ed aumentare la capacità di incenerimento; 2) oppure individuare una discarica di servizio residuale per solo materiale trattato e convertire gli impianti TMB affinché la parte secca venga più possibile avviata a recupero di materia quindi senza produrre CDR, questo diventa fattibile solo se la Capitale realizza un’ottima e capillare raccolta differenziata dell’umido.
Il presidente pro tempore di AMA, Daniele Fortini, già il 22 luglio 2015 dinanzi alla Commissione ecomafie aveva dichiarato: “Allontanando dalla città di Roma 163 TIR al giorno con destinazione 8 regioni e 55 siti differenti, è evidente che la nostra posizione a rischio è molto forte […] tuttavia questo rischio di emergenza procurata lo avvertiamo nella fragilità del sistema: è talmente fragile che un qualsiasi intoppo venisse a generarsi, anche per cause assolutamente imprevedibili ed esogene, potrebbe determinare un rischio di collasso. Per intenderci, in caso di blocco sull’autostrada Roma-Firenze o Roma-Bologna, per via di un ingorgo che durasse diverse ore, si impedirebbe agli autocarri che vengono a prendersi i rifiuti per portarli al compostaggio, magari in Emilia-Romagna o in Veneto, di arrivare nella nostra città: non potrebbero caricare. Se questo succedesse di venerdì, il sabato e la domenica gli autotrasportatori di questo tipo di materiali non potrebbero percorrere le strade nazionali e, il lunedì, noi ci ritroveremmo con un carico di rifiuti da smaltire impressionante. Si tratta di rifiuti urbani biodegradabili, quindi putrescibili. Questo esempio può darvi immediatamente il senso di un’emergenza. La rigidità del sistema può riverberarsi immediatamente come incapacità di togliere i rifiuti dalle strade, perché i rifiuti che noi togliamo dalle strade devono essere immediatamente conferiti agli impianti di trattamento e dagli impianti di trattamento devono essere immediatamente evacuati, perché non abbiamo alcun polmone, alcun sito di stoccaggio provvisorio, alcuna discarica. Non abbiamo nulla in cui poter eventualmente appoggiare questi rifiuti. Il sistema, quindi, è rigidissimo e per procurare un’emergenza basta un nulla. Basta che un trasportatore, magari con la scusa che non è stato pagato in tempo, ma per perseguire altri fini e altri interessi, ci blocchi dei trasporti e noi andiamo in acutissime difficoltà.”